@ - Il segretario di Stato in un’intervista a Limes: «l disarmo è l'unica risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche»
Nella guerra tra Russia e Ucraina, come in tutti i conflitti, «il disarmo è l'unica risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche, come sostiene il magistero della Chiesa.
Si rilegga, ad esempio, l'enciclica Pacem in terris di san Giovanni XXIII. Si tratta di un disarmo generale e sottoposto a controlli efficaci. In questo senso, non mi pare corretto chiedere all'aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando». Lo dice il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in un'intervista a Limes. E prosegue: «Dire che il Papa è filorusso è una "semplificazione" che non tiene contro del fatto che Papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l'aggressione russa dell'Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante». E argomenta, «confesso che mi spaventa un po' questa semplificazione. Il papa è filorusso perché invoca la pace? Il papa è filorusso perché condanna la corsa al riarmo e l'impiego di ingenti somme per l'acquisto di nuove e sempre più potenti armi, invece di utilizzare le risorse disponibili per la lotta alla fame e alla sete nel mondo, la sanità, il welfare, l'educazione, la transizione ecologica? Il papa è filorusso perché invita a riflettere su ciò che ha portato a questi inquietanti e pericolosi sviluppi, ricordando che una convivenza fondata sulle alleanze militari e sugli interessi economici è una convivenza dai piedi di argilla? Il papa è filorusso perché chiede di applicare lo schema di pace invece di perpetuare lo schema di guerra?», chiede Parolin. «Non si può semplificare a tal punto la realtà! Papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l'aggressione russa dell'Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante. È stato, per così dire, “equivicino”, cioè vicino a quanti soffrono le conseguenze nefaste di questa guerra, le vittime civili innanzitutto, e poi i militari e i loro familiari, comprese le madri di tanti giovani e giovanissimi soldati russi che non hanno più avuto notizie dei loro figli morti durante i combattimenti». «Ritengo pertanto ingenerose e anche un po' grossolane certe critiche, legate forse», sottolinea il cardinale Parolin, «alla constatazione che il papa non fa il cappellano dell'Occidente».
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