@ - Era l'11 agosto 2014 quando il corpo del premio Oscar veniva trovato senza vita nella casa di Paradise Cay, in California. A spiegare le ragioni del suicidio, allora, è stata la terza moglie dell'attore, che a lui ha dedicato «Robin's Wish», in arrivo il primo settembre
Sei anni sono passati da quel giorno maledetto di agosto, quando Robin Williams, allora sessantatreenne, è stato trovato morto nella sua casa di Paradise Cay, in California. All’epoca, è stata Susan Schneider, terza moglie dell’attore, a mettere ordine nel caos, spiegando così come ha potuto le ragioni di una scomparsa tanto tragica.
Robin Williams si sarebbe ucciso da sé, impiccandosi con una cintura alla porta della sua camera da letto quando la malattia che poco prima gli era stata diagnosticata ne aveva reso insopportabile la vita.
«Se gli fosse andata bene avrebbe avuto magari tre anni di vita e sarebbero stati tre anni duri, probabilmente sarebbe stato internato. Alla fine, non aveva nemmeno più il controllo della sua voce, era sobrio, completamente pulito, ma soffriva di ansie», ha spiegato la Schneider, rendendo pubbliche le diagnosi di Parkinson e di demenza da corpi di Lewy fatte all’attore.
«Per troppe persone è stato difficile capire perché Robin se ne sia andato. Quando qualcuno si toglie la vita, c’è sempre qualcosa di più e questo film è quel qualcosa in più», ha detto oggi Susan Schneider, fautrice di Robin’s Wish, documentario atto ad indagare gli ultimi mesi di vita dell’attore. La pellicola, di cui da poco è stato rilasciato un primo trailer, vede la terza moglie di Williams interrogare medici e amici, interrogare i colleghi che con lui hanno condiviso il set del suo ultimo film, Una notte al museo – Il segreto del faraone. «Sul set era chiaro a tutti che a Robin stava succedendo qualcosa e ricordo che un giorno mi disse “Non so cosa mi stia succedendo, non sono più io”», ha detto nel trailer di Robin’s Wish, disponibile dal primo settembre prossimo, Shawn Levy, regista della pellicola. «Era come se avesse dentro qualcosa che lo stesse consumando», gli ha fatto eco il David E. Kelly, restituendo a Robin Williams una dimensione di realtà. La stessa di cui si è fatta portavoce sua figlia, Zelda Williams.
«Mentre “ricordiamo” mio padre in questo modo, (per promuovere la tua carriera politica), dovresti cercare quello che ha detto mio padre sul tuo di padre. Ti garantisco. Lo sbrana molto di più. Comunque grazie per ricordarci che i morti non possono votare, ma i vivi sì», ha scritto la ragazza sotto un post di Eric Trump. Il figlio di Donald Trump ha ripescato dal web un video in cui l’attore le canta a Joe Biden e, online, lo ha ripostato con chiari fini politici. «Donald Trump è un uomo spaventoso, il mago di Oz in un Paese delle Meraviglie sotto acido. È un uomo che dice: “Mia figlia p sexy”», aveva detto del Tycoon il premio Oscar.
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